Luna Piena in Leone 2020: camminando nel buio

La Luna Piena del 9 Febbraio, che avviene nel segno del Leone opposta al Sole in Acquario, è il momento culmine della lunazione del Ghiaccio, sebbene le temperature miti di questo inverno non rendano questa esperienza percepibile.

Un tempo, quando le comunità umane erano molto legate ai cicli della natura, questo momento dell’anno era il più duro dato che le scorte alimentari, che dovevano essere spartite anche con gli animali, cominciavano a scarseggiare.

L’esperienza di privazione, resa più aspra dalla stagione del Capricorno, può ora cominciare a diradarsi: si intravede all’orizzonte la Primavera e con essa la rinascita della vita. Questo momento sospeso, liminale, assomiglia ad una attesa durante la quale tradizionalmente erano previsti riti di purificazione ed è per questo che questa lunazione, accanto all’accenno ai ghiacci, porta spesso il nome di Luna Casta, Luna Immacolata, Luna Pura.

Micaela Balìce, in un suo precedente articolo per questo sito, ci dà importanti spunti per comprendere ancora più un profondità questa parentesi temporale, permettendoci di cogliere in maniera più profonda quello che la Luna Piena in Leone ci promette. (L’articolo a cui mi riferisco è “Candelora Imbolc: il tempo della purificazione”.)

L’inizio della Luna dei Ghiacci è avvenuto quest’anno con la Luna Nuova del 24 Gennaio che ha messo in evidenza la presenza in Cielo di una tensione con il governatore dell’Acquario, Urano. Ed è proprio questa tensione tra la sigizia soli-lunare e Urano a fare da padrona: la Luna Piena del 9 Febbraio rappresenta quindi una dolce risoluzione di quel Cielo di apertura.

Il Cielo del plenilunio: camminando nel buio

“È questa la scala di cui parlano i nostri testi quando salutano Nuit nel suo nome di scala. Ed ogni essere umano deve risalire la propria scala: acquisire la coscienza progressiva della propria Nuit.”

(I. Schwaller de Lubiz)

Il plenilunio corrisponde, come ho già scritto anche nell’articolo “Aiuto! C’è la Luna Piena!”, ad un momento di illuminazione nella tenebra e di possibilità di confronto con le proprie ombre: le paure non espresse per la morte e per l’irrazionale, la brama di riuscita, la rabbia, l’invidia, la malevolenza sono solo alcune delle caratteristiche d’ombra che noi umani tendiamo a nascondere a noi stessi e agli altri. Ma stiamo sempre parlando dell’astro della notte in un periodo dell’anno in cui, come accennato in apertura, la sensazione di angoscia lascia spazio all’euforia . I confini non sono ancora netti, i semi germinano sotto terra ma non si sono ancora manifestati: cosa verrà allo scoperto dal sottosuolo?

Febbraio, nella Roma antica, era dedicato a Februus: la città veniva purificata e veniva reso onore ai defunti. Le donne, con le fiaccole in mano, portavano il simbolo della luce imminente e il 15 Febbraio (che quest’anno corrisponde all’Ultimo Quarto di Luna) era il giorno dei lupercalia:

“durante i quali venivano offerti in sacrificio dei caproni ed un cane, gesto cui seguiva la seconda parte del rito, in cui venivano iniziati due giovani Luperci che, con la fronte bagnata del sangue degli animali immolati e vestiti delle loro pelli, correvano attorno al Palatino, colpendo chiunque incontrassero, in particolare le donne, con fruste ottenute sempre dalla pelle degli animali sacrificati”.

Tutti questi elementi, che sembrano fuorvianti nella descrizione di questa Luna Piena, in realtà vedono una profonda sincronicità con il Cielo di quest’anno anche grazie a quello che gli asteroidi mettono in evidenza.

Il momento del plenilunio per Torino avviene alle 8:33 del 9 Febbraio a 20°00’ coinvolgendo i segni del Leone e dell’Acquario.

 

Il Leone, in cui troviamo la Luna, è governato dal Sole ed è per questo motivo che questa fase lunare, in maniera speculare a quella precedente in Cancro, rimanda ogni considerazione proprio al Sole in esilio in Acquario.

Il Sole al momento del plenilunio si trova tra l’asteroide Persephone (399) e Orpheus (3361).
E sono proprio Persefone ed Orfeo, legati da un sottile filo narrato nel mito, a guidarci in un viaggio nell’immaginale.

Nel momento del plenilunio possiamo osservare Urano, il governatore dell’Acquario, isolato e silenzioso rispetto al resto dei pianeti, è congiunto all’asteroide Aphrodite (1388), collegata alla dea dell’armonia Afrodite/Venere.

Marte si trova in Sagittario, in sestile al Sole e in trigono alla Luna, e rappresenta il punto di sfogo della configurazione di Talete.

La posizione di Marte nel Sagittario crea un collegamento sottile con l’asteroide Orpheus che al momento della scoperta (24/04/1982) si trovava proprio in questo segno.

Potenza dei simboli…

Immaginale al chiaro di luna

Come la pratica immaginale ci insegna, unendo l’immaginario al reale, possiamo cercare qualche indizio in più nell’oracolo sabiano di Dane Rudhyar.

Per quanto riguarda il Sole, importante come dicevo poco più in questo plenilunio, esso è collegato all’immagine di:

“Una grande colomba bianca porta un messaggio”

che secondo Rudhyar mette in evidenza la conclusione di una crisi cruciale che commuove la Grazia e permette la discesa di una benedizione da parte dell’Anima coinvolta nel processo di evoluzione della coscienza. La colomba, simbolo di Pace, diventa qui un messaggero di “quel che verrà”, ovvero la promessa di una risoluzione che pacifica l’animo. E questo sembra essere confermato anche dall’immagine associata a Marte, simbolo del conflitto e della guerra, che vede:

“Un portabandiera in mezzo alla battaglia”.

L’immagine sabiana associata alla Luna diventa ancora più esaustiva sulla centralità del Sole come elemento di riflessione:

“Nel villaggio degli indiani Zuni un rito solenne celebra la levata del Sole.”

Il quadro inizia a prendere forma.
Le immagini suggeriscono una direzione alle riflessioni.

A livello collettivo sappiamo benissimo cosa stiamo vivendo, ma a livello più personale, l’unico livello su cui possiamo avere veramente gioco, questo è un Cielo che ci interroga proprio sulla conflittualità legata agli ideali, ai propri valori sui quali non possiamo scendere a compromesso.

“Se io ho ragione tu non puoi che avere torto. Guai a te se osi mettermi in discussione.”

Ognuno di noi, nel momento in cui entra in contatto con la collettività si trova a dover scegliere se far prevalere l’io o il noi. Eppure il viaggio di individuazione, vocazione primaria dell’Acquario, chiede il coraggio di attraversare la tempesta del non-riconoscimento da parte del collettivo favorendo quello che c’è di più profondo nella propria anima. In termini psicodinamici siamo di fronte al ritiro delle proiezioni a favore della libertà emotiva e questo può creare la sensazione di smarrimento e di essere strattonati tra diversi bisogni: non avendo necessità della “tua” legittimazione alla vita, allora sarò libera/o di muovermi anche se si trattasse di un terreno che non conosco e al buio, anche se mi sento persa, anche se mi sento lacerata.

Non si tratta di essere egoisti, ma di trovare una via di mezzo che porti pace al bisogno di riconoscimento insaziabile, rappresentato dalla Luna in Leone, facendolo evolvere in desiderio di condivisione (il Sole in Acquario).

Il Sole Acquario, come già espresso in precedenza, è in esilio. E il termine esilio riferito al Sole è emblematico: abbiamo qui il Re senza regno, abbiamo il figlio senza padre, il discepolo senza maestro, metafore queste che possono ben dipingere il bisogno ontologico dell’Acquario di muoversi come individuo unico e libero.

L’Acquario vede al massimo la spinta al viaggio solitario alla scoperta di quello che veramente conta per lui/lei. Ecco perché si parla di autenticità, valore che questo plenilunio mette in primissimo piano.

In che modo possiamo arrivare a questo?

Sono Orfeo e Persefone a narrarci una storia la cui morale può suggerire, in maniera personale a seconda delle esperienze di ognuno, la risposta al quesito.

L’asteroide Orpheus (3361): orfani nell’oscurità

Il nome di Orfeo è oggetto di discussione da tempo tra gli studiosi: una etimologia fa risalire il suo nome al termine “orfanos”, quindi orfano, mentre un’altra a “orfne”, oscurità. Il mito ci tramanda che esso era figlio di Apollo e della musa Calliope e che possedeva il dono del canto e della musica talmente ammalianti che era in grado di ammansire le bestie più feroci.

Armato solo della sua lira, Orfeo viene ricordato per il tentativo di recuperare la sua amata e sposa, Euridice, dal regno di Ade. Dopo aver superato diverse prove ed essere sceso nel punto più basso degli inferi, Orfeo si trova nella sala del trono di fronte ad Ade e Persefone e canta il suo dolore e la sua tragedia.

Viene narrato che il canto fu così commuovente da smuovere in Persefone il ricordo della sua vita da fanciulla e che ella, approfittando del sonno di Ade, abbia permesso ad Orfeo di risalire.
Venne posta una sola condizione: durante il tragitto di ritorno Orfeo non si sarebbe mai dovuto girare per guardare Euridice.
Si trattava di un atto di fede: una risalita nella cecità, nell’incertezza, nel buio.

Il viaggio di risalita purtroppo per non ha un esito favorevole: Orfeo, quasi sulla soglia dell’uscita, tentenna.
Dubita.
Gli sembra di non sentire più il suono dei passi di Euridice. Si volta riuscendo a vedere di sfuggita l’amata prima che essa venga inghiottita dalle tenebre.

Questa discesa, simile alla discesa sciamanica e necromantica, è il vero punto di svolta nella vita di Orfeo e rappresenta, in chiave simbolica, la prima iniziazione dello sciamano, l’inizio della sua malattia. In termini più vicini alla nostra esperienza, questo è quello che sperimentiamo ad esempio con la perdita di un amore o di una persona cara quando prendiamo consapevolezza che la parola fine è definitiva. Viene infatti raccontato che Orfeo impazzì dal dolore: inconsolabile, cercò rifugio presso le Baccanti, sacerdotesse di Dioniso, e che rifiutati i festeggiamenti per il dio (come poteva festeggiare ora che tutto aveva perso valore?), esse lo fecero a pezzi.

Il mito ci mostra che il motivo dell’inizio del viaggio di individuazione, che ci porterà a scoprire chi siamo al di là della descrizione che altri danno di noi, spesso è la sensazione di una mancanza.

Una sensazione di essere orfani e vagabondi nell’oscurità.

Camminare nell’oscurità, come fece Orfeo, è una esperienza che può provocare sensazioni profonde e risvegliare emozioni antiche: questa è infatti una delle pratiche di iniziazione in alcuni insegnamenti sciamanici e magici. E l’Acquario è senza ombra di dubbio uno dei segni associati a percorsi di questo tipo.

Il plenilunio Leone del 2020 ci dice che possiamo portare con noi la Luce della Luna Piena, regale ed orgogliosa, per illuminare i passi più vicini. Ma che per uscire veramente rinnovati non è sull’orgoglio parziale che dobbiamo fare affidamento, ma sulla fiducia in noi stessi che sviluppiamo camminando al buio da soli.

Buona Luna Piena e buone riflessioni

Irene Zanier© copyright

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