Inverno: la stagione della Rettificazione

02/01/2019by Silvia Zuin0

La parola chiave di questo periodo, l’Inverno, è Rettificazione. Volendo fare un collegamento ironico con l’articolo precedente, potremmo dire inversione rispetto ad un moto precedenteTerminato, infatti, il periodo di discesa nell’oscurità che ha toccato il suo punto massimo nei giorni del solstizio d’inverno (22-24 Dicembre), ha avuto inizio il processo di risalita.

Ma come si traduce questo movimento in sé stessi?

Anche in questo caso è la contemplazione della natura a donarci il suggerimento migliore.

Accettarsi, trovare il proprio centro e aprirsi al mutamento

Cambiamenti climatici e colture in serra a parte, abbiamo infatti assistito a quello che apparentemente è stato un processo di morte. Le piante hanno perso le loro foglie e l’ambiente sterile sembra non dare più alcun frutto. In realtà sotto lo strato di gelo, nel grembo caldo della terra, un nuovo seme sta raccogliendo in sé stesso l’energia necessaria per spaccare quella barriera e riemergere a nuova vita.

Allo stesso modo la discesa in noi stessi può essere vista come il ricongiungerci con il nostro inconscio. L’accettazione di noi stessi, spogliati dell’emotività, consci dei traumi e delle questioni che dobbiamo lasciare andare per andare avanti. Un processo che ha sede lungo la colonna vertebrale, ovvero il ponte che collega la nostra testa al nostro coccige, precisamente al glomo coccigeo, luogo in cui giace la Kundalini, l’energia assopita che aspetta di essere riattivata per compiere la propria risalita lungo la colonna vertebrale per ricongiungersi alla Ghiandola Pineale con l’obiettivo di approdare alla conoscenza del nostro vero Io, della nostra identità biologica e psichica.

Ancora una volta la Cabala ci spiega in modo simbolico questo processo attraverso la descrizione delle due luci considerate più importanti nella sua tradizione:

  • Or Yashar, o luce diretta che rappresenta la discesa della luce dall’alto (energia che simbolicamente scende direttamente sull’uomo dalle altezze divine) e metaforicamente ha il suo massimo punto nel solstizio d’estate;
  • Or Hozer o Luce Ritornante che rappresenta il ritorno della luce dal basso e ha il suo punto focale nel solstizio d’inverno. La più importante delle due è proprio questa in quanto è in questo processo di rettificazione interiore che si ha un ritorno verso la propria la origine, portando l’Uomo all’evoluzione (l’uomo diventa Dio nell’equazione IO=DIO).

Torniamo ora, al processo specifico che ha inizio con il Solstizio d’inverno ovvero il rimanere apparentemente immobili all’interno della terra (Sol= Sole, Io – Sistere = rimanere fermi). Apparentemente perché in natura non esiste l’immobilità ma solamente un equilibrio mobile frutto di costanti interazioni e reazioni di forze tra loro.

Il Sagittario, Il tarocco XIV e l’arte della distillazione alchemica

“Visita le parti interiori della terra: per rettificazione troverai la pietra nascosta”
(Azoth, Basilio Valentino)

L’attenta contemplazione di questa carta è già di per sé una meditazione profonda in quanto in ogni suo angolo è presente un simbolo che descrive il processo di rettificazione a cui abbiamo accennato.

La prima cosa che salta all’occhio è un essere androgino composto dalla fusione di uomo e donna intento a versare fuoco (la lancia, principio maschile) e acqua (la coppa, principio femminile) all’interno di un enorme calderone, un’immagine che vuole suggerire la necessità di assimilare in sé ogni cosa e il suo opposto senza giudizio alcuno.

Fuoco e Acqua sono anche i due elementi che rendono fertile la Terra grazie al Sole e alla pioggia. Un processo moderato reso possibile attraverso la cooperazione dell’aria (senza l’unione di maschile e femminile non ci sarebbero frutti).

La fusione di elementi diversi, veicolata dalla Volontà controllata e sapientemente indirizzata, dà vita ad un Matrimonio mistico (Grande Opera), una fusione la cui risultante è un nuovo prodotto (Pietra filosofale in tutte le sue accezioni) le cui qualità sono state integrate e rese perfette dalla purificazione.

Solamente in questo modo è possibile diventare Tutto, esseri completi e, per l’appunto, trovare l’equilibrio. 

Il tipo di Volontà a cui facciamo riferimento è di tipo mercuriale ed il glifo di mercurio è una freccia, esattamente come per il sagittario.

A proposito di purificazione, si osserverà che sul calderone è presente l’immagine di un corvo posato su di un teschio, immagine che richiama sia la terra incolta che il processo di morte e putrefazione che genera l’humus da cui la nuova vita troverà gli elementi (separati dalla loro forma originaria) necessari al suo nutrimento e sviluppo (ricostruzione tramite ricollocazione corretta).

Il Tarocco mostra anche l’unione dei due colori nero e bianco (anche se sfumati nell’immagine), un chiaro riferimento alle colonne Jachin e Boaz in mezzo a cui ricordiamo esserci la via regale e, nell’albero della vita cabalistico è proprio il sagittario a scoccare la freccia lungo questo sentiero  che porta dalla sephirah di Yesod (il fondamento, la sfera corrispondente proprio all’area genitale / coccigea) a Tipheret (il cuore, l’immagine riflessa di Dio) per andare oltre gli ultimi i tre sentieri verso Kether, la testa incoronata (La Corona).

Il riferimento al Sagittario nel tarocco è presente anche nella sua connotazione di arciere e l’arco è anche il simbolo delle le falci di luna e di Diana la cacciatrice, uno dei più antichi simboli della Dea Madre intesa come la Natura.

L’abito verde, infine, rappresenta nuovamente un richiamo alla decomposizione.
Verde era il colore della pelle di Osiride, Verde è il colore del Green Man, dell’eterna lotta tra Re Agrifoglio e Re Quercia nel continuo ciclo di buio e luce, morte e rinascita (lascio a voi ulteriori approfondimenti e speculazioni anche sulla figura del Cristo Redentore, del suo mantello multicolore e del fenomeno ormai per noi non più visibile legato alla croce sud e alla costellazione del centauro).

Il capricorno, Il tarocco XV e la Volontà di esistere

E’ possibile a questo punto parlare del tarocco del diavolo e del Capricorno certi di esseri liberi da fraintendimenti e pregiudizi.

Senza descrivere l’immagine nel dettaglio, il tarocco di Aleister Crowley sebbene possa apparire volgare restituisce alla carta il suo significato nel modo più immediato: è la forza dirompente con cui la natura erutta dalle viscere della Terra.

Il capricorno è Pan, il Dio caprino dei boschi, Pan Generator, il generatore di Tutto.
Rappresenta la natura più materiale, l’energia ignea della creazione, la vita che vince sulla morte (legata al segno dello Scorpione) e non a caso questo segno viene rappresentato con un il corpo di un pesce nell’atto di balzare fuori dall’acqua sulla Terra . E’ il Re dello zodiaco.

E’ la Volontà Pura, direzionata.

Le posizioni nello Yoga

Concludo con un piccolo Focus sullo Yoga, per niente lontano da questi discorsi nonostante quello che le tradizioni così lontane possano far apparire.

Il lavoro di destrutturazione e ricostruzione di sé, come abbiamo già verificato, è infatti molto simile ed offre nuovi spunti di riflessione. E’ affascinate come questa disciplina (passatemi il termine) ponga continui parallelismi tra corpo e spirito. 

Si comincia creando spazio nel proprio corpo allungando i muscoli di gambe, schiena, collo e aprendo anche, torace e spalle.
Si comincia dal corpo e da terra perché il corpo ha memoria e solamente dopo aver conseguito una certa elasticità (fisica che si traduce anche in mentale) è possibile conseguire la forza e da questa l’equilibrio di ergersi in piedi e proiettarsi verso l’alto.

Possiamo scherzosamente affermare che il Gennaio dello Yoga cominci facendosi largo nella terra che è il proprio corpo e, giocando con le similitudini, possiamo trovare un parallelismo tra certi asana che presentano gli stessi nomi e significati dei simboli presi in esame fino ad ora.

Vatayanasana, posizione del Cavallo Volante

Thank you to Natalie Ritenour <3

Rinforza i muscoli atrofizzati delle gambe e rilassa le articolazioni delle ginocchia. Lavora sull’apertura delle anche e apporta benefici a prostata e reni.
Lavora sull’equilibrio e sulla capacità di distribuire il peso corporeo. Dona consapevolezza.

Ashwa Sanchalanasana, posizione equestre

Ottima posizione per lavorare contemporaneamente su diversi aspetti fondamentali. L’affondo di questo asana fa sì che si allunghino i muscoli delle gambe, specialmente dell’ileo psoas, il muscolo più contratto in caso di ansia e traumi. Lavorare su questo asana aiuta quindi il rilassamento e lo scioglimento di emozioni intense ma allo stesso tempo apporta nuova energia lì dove si era creata una stasi. La gamba con il ginocchio piegato viene rinforzata senza traumi e l’intenso inarcamento della schiena apporta benefici alla colonna vertebrale che viene resa nuovamente forte e flessibile. L’apertura toracica che ne consegue incrementa sia la capacità respiratoria, sia quella di assumere nuovamente una postura eretta e aperta verso gli altri e apporta un incremento della propria autostima e fiducia verso sé e gli altri. La posizione delle braccia riporta nuovamente ad un atteggiamento di affermazione e indirizzamento delle proprie energie.

Kakasana, il corvo

Rinforza i muscoli di braccia, spalle e polsi, allunga i muscoli di collo e schiena e apre le anche. La compressione addominale che questo asana comporta offre un eccezionale massaggio di addome e pavimento pelvico. Migliora l’equilibrio sia in senso fisico che psichico. Rafforza la propria autostima e metaforicamente rappresenta lo spiccare il volo in un atteggiamento di fiducia.

Pensieri conclusivi

Questi sono solo tre tra i numerosissimi asana con le loro varianti in grado di apportare un beneficio che abbia una risonanza tra disturbi fisici e psichici.

Ecco che un dolore alla testa, al collo e in generale alla parte alta della schiena diventa la conseguenza del nostro buttarsi sempre tutto dietro le spalle. E’ infatti qui che depositiamo il peso dello stress che accumuliamo, il peso della frustrazione e del senso d’ingiustizia.

Il dolore alle spalle è invece più specificatamente legato ad uno stato di mancanza di fiducia, è la postura gobba di si lascia andare, di chi si chiude in se stesso sopraffatto dal peso degli eventi, di chi ha perso la forza di ergersi e lottare. Questa chiusura comporta un particolare peso ed una contrazione maggiore a carico dei muscoli addominali con conseguenti disturbi degli organi ad essi correlati.

Più specificatamente, citando Filip Dudal e il suo testo “Catene muscolari”:

«Attenta, fitte sotto la spalla destra possono rivelare anche un problema di fegato e rabbia repressa, dato che questo organo si riflette in quella zona».

Dolore alla zona lombare: paure e delusioni.

Disagi gastrointestinali: incapacità di digerire situazioni ed eventi.

Se ci si sente attaccati e sotto pressione il riflesso inconscio ci porta a contrarre i muscoli della schiena, la parte del corpo che ha il ruolo di difenderci:

«Ernie del disco e lombalgie spesso si manifestano soprattutto nelle personalità rigide, che non sanno affrontare i problemi con elasticità»

E’ tipico di chi ha dovuto imparare a prendere di petto i problemi con un atteggiamento duro e risoluto, l’atteggiamento scattante della preda e del predatore.

Dolore al bacino: blocchi sessuali ed emotivi. Smarrimento e perdita del centro, dei propri punti di riferimento.

«La zona del sacro, dove ha origine la vita, è in stretto collegamento con gli organi sessuali attraverso le terminazioni nervose che escono dal forame sacrale»

Ecco quindi che nuovamente si è tracciata una fondamentale mappa di noi stessi attraverso la nostra colonna vertebrale.

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