Il segno dell’Acquario: un antidoto all’ordine

Durante la stagione invernale il suolo raggiunge le temperature più basse ed ogni processo vitale in superficie si rallenta fino quasi a fermarsi. Tuttavia nel periodo dell’Acquario – come fa notare l’astrologa Lisa Morpurgo – all’interno della crosta terrestre è in corso una reazione che genera calore: i semi si schiudono e le radici iniziano a farsi strada nel gelido terreno.
Questo
evento naturale viene simboleggiato nella festività pagana di Imbolc e nella cristiana Candelora (1/2 Febbraio) tramite l’accensione delle candele nelle case, proprio per ricordare il calore e la luce della vita protetti all’interno della terra.

Secondo Dane Rudhyar a questo punto del viaggio siamo quasi alla termine dell’emisfero Yin dell’anno – quello superiore, iniziato in Bilancia e che terminerà in Pesci – e con il Capricorno siamo anche entrati nell’ultimo quadrante (Yin di Yin).

Caratteristiche del segno

L’Acquario è l’undicesimo segno ed è perciò quello in cui le forze caotiche dell’Inverno sono al loro culmine.

Urano e Saturno sono qui entrambi nel proprio domicilio diurno (o Yang) e donano al segno un carattere resiliente e adattabile, pragmatico quel tanto che basta per aggirare ogni ostacolo, indipendente al punto tale da riuscire a vedere la società sotto un’ottica personale ed originale. Così l’Acquario ci appare come colui che si sporca le mani nel caos dei freddi territori inesplorati, ai margini dell’ordine prestabilito, in cerca di un antidoto che ne guarisca i mali che lo affliggono.
Ai suoi occhi. infatti, l’ordine simboleggiato dal saturnino Capricorno è per forza di cose sempre vecchio e corrotto, per questo assume spesso il ruolo del rivoluzionario e dell’anticonformista: sa bene che è solo osando che si può davvero migliorare noi stessi e il nostro ambiente.

“L’Acquario rappresenta l’umanità che progredisce grazie all’aiuto che dà agli altri.”

In questa toccante descrizione fatta da Aleister Crowley possiamo riconoscere l’espressione più alta del Segno, ciò che lo rende un araldo di libertà, fratellanza e costante evoluzione. Ciò non di meno, se la sua natura è afflitta da aspetti negativi, l’acquariano può rinchiudersi ed isolarsi in un vuoto cinismo narcisista di difesa perdendo così la rettitudine morale che normalmente lo contraddistingue; allora la verità tanto seguita sarà quella relativa, quella limitata a ciò che i suoi occhi possono vedere, e verrà distorta a seconda dell’opportunità offerta dalle circostanze.
Proiettando questi difetti sugli altri, potrebbe anche reagire rivelandosi avaro e sleale fino al furto o alla truffa; ma questo tipo di problemi non è la norma e si tratta solo di un caso eccezionale che nascono dalla distorsione dell’essere un fuoricasta, per scelta o per necessità.

Tuttavia, adorando essere libero ed ampliare le proprie conoscenze, anche nei momenti più burrascosi può sempre fare affidamento sul proprio idealismo: sulla Stella che lo guida.

Il Diluvio, la Stella e il Messia

Il contrasto di temperatura tra interno ed esternoè una delle immagini fondamentali che contraddistinguono l’Acquario – segno Fisso d’Aria, dalla natura calda e umida – che mette in connessione gli opposti proprio come la pioggia congiunge il cielo e la terra. In questo periodo infatti, dall’incontro di caldo e freddo, iniziano le precipitazioni atmosferiche che creeranno terreno fertile per l’ulteriore crescita della vegetazione.

Nella spiegazione dell’Arcano Maggiore La Stella – legato al segno – Crowley scrive:

“C’è un riferimento alla storia del diluvio. La terra è l’arca nella quale viene trasportato il prezioso grano e tenuto al sicuro dagli elementi distruttivi durante il periodo della loro maggiore furia. Questa arca in connessione con la vita dell’uomo è anche simbolica della donna, e il diluvio stesso è il liquido amniotico.

Secondo una particolare esegesi cabalista, il Diluvio corrisponde per immagine al fenomeno detto Rottura dei Vasi, ovvero alla catastrofe che seguì la Prima Creazione.

Si dice che Dio creò l’Adam Qadmon, precedente all’Adamo biblico, tramite un atto di eiaculazione, ma non avendo una partner che potesse contenerne gli effluvi la sua creatura andò in frantumi. Dio comprese allora che la sua compagna avrebbe dovuto essere la Creazione stessa, o Shekinah, e che da allora in poi sarebbero stati gli esseri umani a correggere il Suo errore iniziale, partendo proprio da Noè. Da questo atto di suprema umiltà nacquero allora le stirpi dei giusti – gli Tzadiqqim – come i patriarchi e i profeti, fino ad arrivare alla controversa venuta del Messia, che però come vedremo cambia letteralmente le “carte in tavola”.

Nel Thelema la Shekinah è anche chiamata Nuit o Babalon a seconda dell’aspetto del femminino a cui ci si riferisce:

Dalla coppa dorata lei versa l’acqua eterea, che è anche latte e olio e sangue, sopra la propria testa, indicando l’eterno rinnovamento delle categorie, le possibilità inesauribili dell’esistenza. La mano sinistra, abbassata, tiene una coppa d’argento, da cui lei versa anche il liquore immortale della sua vita.”

Nell’ottica crowleyana questa carta è al centro di un importante cambiamento simbolico: tradizionalmente a questo Tarocco si attribuisce la lettera ebraica Tzaddi (radice di Tzadiq) ma, secondo le rivelazioni ottenute proprio da Crowley che ha studiato in profondita questi Arcani, la lettera che allude al comando e all’autorità corrisponde piuttosto alla carta dell’Imperatore (Ariete), mentre alla Stella (Acquario) è invece correlata la lettera Hé, lettera femminile. Di nuovo troviamo l’aspetto femminile di Dio, ma questa volta riferito al suo Nome: YHWH (Le due Hé sono l’elemento acqua e terra, simbolicamente femminili).

Questa variazione sembra voler spiegare la vera natura della figura messianica, che non viene al mondo come un condottiero che rafforza lo status quo sociale e lo espande, ma piuttosto come un riformatore dello stesso: egli rinnova le categoriecome fosse la Shekinah.

Se il seme muore produce molto frutto

Una caratteristica dell’ Archetipo dell’Acquario, che lo mette in comune con le figure messianiche tipo quella del Cristo, è quella di avere una visione troppo avanzata rispetto ai propri contemporanei, così spesso viene compreso da pochi (almeno nei tempi brevi).

Alcuni addirittura potrebbero morire prima di vedere realizzate le proprie visioni.

Questo è un tema portante nelle vite dei salvatori di ogni cultura, specialmente nell’ebraismo: Simon Bar Kokheba – il cui nome significa “Figlio della Stella” – è stato uno dei vari messia della storia, ovvero una persona che si è autoproclamata tale ed è stata riconosciuta da una massa critica di fedeli, ma fu un perdente rispetto alle aspettative della propria generazione proprio come Sabbathai Zevi che lo seguì e come Yeshua (Gesù) di Nazareth che lo precedette.

Tale “sconfitta del leader” è cruciale perché apre una ferita nello spirito, umiliando l’orgoglio, ed è proprio nel momento di totale vulnerabilità che si manifesta il potenziale messianico: a questo alludono per esempio le stigmate e le infermità dei santi, o il “passi da me questo calice” attribuito a Cristo.

L’auto-sacrificio (farsi sacro) è necessario perché fino a che la Creazione – ovvero la consapevolezza di ogni singolo individuo – non sarà in grado di contenere Dio, i fluidi divini possono riversarsi soltanto nei messia: a tal fine questi devono offrirsi volontariamente alla mortificazione.

Il farsi vulnerabile del Messia rimanda perciò ad una simbolica assimilazione passiva del divino (omosessuale) che si trova nell’interpretazione di un passaggio della Bibbia fatto dai seguaci di Sabbathai Zevi. È un’esegesi eretica che è sempre stata ai margini dell’ebraismo ortodosso che tuttavia si fonda sui precetti della Cabala luriana, ovvero quella che ha esportato il metodo al di fuori dei codici del pensiero ebraico e che studiamo noi “occidentali” nella maggior parte dei casi. Secondo tale scuola, il re Davide avrebbe svolto un rito di quella che oggi potremmo definire magia sessuale al fine di diventare un tramite della volontà di Dio grazie alla corrispondenza concettuale tra il Verbo divino (o Logos) e il Seme… inteso anche come sperma.

Da questa analogia deriva l’usanza segreta che il Messia si offra a Dio come fosse la sua Shekinah, ovvero la Grazia insita nella Creazione: l’aspetto femminile del Creatore.

Tutta questa divagazione biblica è stata necessaria per notare come l’accettazione dell’idea che i fluidi sessuali – quando assimilati in maniera rituale – possano avere un effetto sul piano psicologico e spirituale, potrebbe essere una totale rivoluzione dei costumi. Questo  scagionerebbe tutti quegli atti definiti impuri – quelli omosessuali come tutti quelli non procreativi in senso stretto – e li solleverebbe a gesti sacri nel caso in cui contemplino l’Amore in qualche sua forma: il seme non cadrebbe così in terra infeconda ma genererebbe piuttosto un figlio spirituale in coloro che li praticano.

Ganimede e l’erotismo mistico

Dopo quanto discusso finora non ci stupisce vedere legato all’Acquario il personaggio mitologico di Ganimede, ovvero il giovane la cui bellezza fece innamorare uomini e donne, umani e divini, perfino il padre di tutti: Zeus. Zeus infatti, per salvarlo dalla degradazione della carne, lo rapì in cielo sotto forma di un’aquila per renderlo il coppiere dell’Olimpo, cioè una sorta di sommelier che dosa la giusta quantità di nettare adatta al banchetto divino.

Il mito fu probabilmente ideato per tramandare le usanze greche riguardanti l’omosessualità, però per Platone il sentimento rappresentato da Ganimede non è di natura meramente sensuale ma piuttosto un mezzo per ascendere alle vette della suprema conoscenza teorica. Egli, con una possibile vena di integralismo, nega infatti che il ragazzo fosse l’amante carnale del padre degli dei, proponendone invece un’interpretazione del tutto spirituale.

Il neoplatonismo e l’arte cristiana ne offrono infine una rappresentazione totalmente mistica, identificando il mito nel rapimento dell’anima a Dio.

Rapisca, ti prego, o Signore,
l’ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,
perché io muoia per amore dell’amor tuo,
come tu ti sei degnato morire
per amore dell’amor mio.

(Preghiera Absorbeat – fonte anonima, attribuita a Francesco D’Assisi)

In conclusione, l’Acquario è consapevole che questa dicotomia tra carnale e spirituale semplicemente non sussiste, infatti ha il dono di saper riconoscere il valore dell’amore cosiddetto platonico: le sue relazioni tendono a partire e a svilupparsi dalla profonda amicizia dai risvolti fraterni più che dalla passionalità sensuale.

Dunque anche il sesso è per i nativi del segno molto più che mero scambio di strofinate. L’Acquario non dimentica che è possibile raggiungere l’orgasmo e l’estasi anche senza una diretta stimolazione sensoriale passando dal Cuore (Leone) e dall’emotivo (Cancro) e questa integrazione, parola cardine del segno, è qualcosa che dovremmo imparare tutti. Ricordiamoci che ogni volta che un evento penetra la nostra attenzione e ci rapisce siamo coinvolti a tutti gli effetti in un rapporto erotico. Di conseguenza la comune idea di sessualità dovrebbe essere espansa fino a comprendere quelle situazioni in cui è in atto un rapporto sessuale – ma non sensuale – così da elevare a gesti sacri anche le pulsioni più sottili e indifferenziate dell’eros.

Vi lascio allora con le parole di Alexander Lowen, psicoanalista e padre della Bioenergetica:

(…) Quando nella sensazione della scarica e dello sfogo è coinvolto solo l’apparato genitale l’esperienza è troppo limitata perché la si possa chiamare orgasmo. Dovrebbe essere descritta nell’uomo come eiaculazione e nella donna come climax. Per qualificarsi come orgasmo la scarica si deve estendere ad altre parti del corpo – per lo meno alla pelvi o alle gambe – e dovrebbero comparire dei movimenti piacevoli e involontari. L’orgasmo dovrebbe essere un’esperienza che muove e commuove. Se tutto il corpo e l’essere dell’individuo si muovono spontaneamente, e specialmente se il cuore risponde, allora si ha un orgasmo completo. È quello che tutti speriamo di raggiungere nell’attività sessuale.

L’eiaculazione e il climax generano uno squilibrio nel sistema nervoso, simile al down degli stupefacenti, e ci inducono alla dipendenza spingendoci a ripetere l’atto in modo compulsivo; questo si riflette quindi nell’economia generale della psiche, rendendola statica.

Il lavoro rivoluzionario sull’Orgasmo completo, estasi dell’intero corpo, invece riequilibra la naturale produzione di endorfine restaurando l’assetto ideale dell’organismo, proprio come il Messia viene per risanare il mondo ponendosi al centro tra caos e ordine.


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