Giove-Nettuno: camminando con i fantasmi

In questi giorni di fine Maggio stiamo assistendo nuovamente alla quadratura tra Giove retrogrado e Nettuno: entrambi questi pianeti, posizionati nei segni che governano (Sagittario e Pesci), creano due poli in tensione tra loro; i due giganti ostacolano il cammino di Mercurio, rapido nel segno dei Gemelli ed opposto a Giove. La configurazione che si viene a creare, chiamata configurazione a T, viene solitamente descritta come una configurazione di instabilità. Ed è questo che si sente nell’aria, accanto alla sensazione che qualcosa di nuovo stia per vedere la luce.

Uno dei progetti più ambiziosi che l’astrologia si pone è quello di permettere, attraverso il Simbolo e le narrazioni collegate, di collocarsi in descrizioni di noi sospese, alternative.

Sospese perché capaci di interrompere i nostri affanni quotidiani e farci vivere una narrazione mitologica, prendendo le distanze per qualche momento dai nostri crucci.

Alternative perché sussurranti che esiste un altro punto di vista su qualsiasi situazione apparentemente senza sia di uscita.

E’ una sospensione tra Cielo e Terra, rappresentati da Cosmo e Psiche, ed è anche un palco in cui mettiamo in scena copioni per comprendere chi siamo, spogliandoci da proiezioni ed aspettative altrui.

Le aspettative, che prendono forma attraverso la sensazione di dover aderire a qualche ruolo che non ci siamo scelti e che spesso deriva da quello che le nostre famiglie si aspettano da noi, sono come dei fantasmi di cui non siamo consapevoli, entità con cui tendiamo ad identificarci e che ci fanno sentire al nostro posto solo e solo se siamo disposti a comportarci “bene”, secondo schemi di comportamenti codificati all’interno della narrazione familiare e sociale. Eppure il fantasma, impalpabile, non è un abitante della Terra e non lo è nemmeno del Cielo ed è in una situazione sospesa senza tempo.

Ed è spesso un fantasma comodo quello che ci portiamo dietro, a cui abbiamo dato il permesso di crearci la gabbia in cui è promessa la libertà: non è sorprendente quindi che vogliamo prolungare questo sonno, vero?

“Se ti lascerai cucire addosso il vestito che ho pensato per te, allora non avrai più l’angoscia di dover comprendere chi sei.”

Come scrive anche Joseph Campbell, che ha dedicato alla spoliazione di questi abiti spettrali ben 5 anni di apparente immobilità (erano gli anni della grande Depressione americana):

“La cosa fondamentale per la quale vivere è trovare un senso della vita in ciò che stiamo facendo, e se non lo troviamo vuol dire che stiamo vivendo secondo una visione stabilita da altri.
L’opposto del fare ciò che crediamo sia nostro dovere fare [il sussurro del fantasma, dico io] è la compassione. (…)

Colui che trova la sua motivazione nel dinamismo della propria compassione ha trovato il Graal. Questo comporta il riconoscimento spontaneo dell’identità Io e tu.

Questo è il cuore del Graal.”

O per dirla secondo le parole di Carl Gustav Jung:

“Per diventare individuati, per vivere come individui liberati, è necessario sapere quando indossare e quando smettere di indossare le maschere relative ai vari ruoli della vita. (…) Lo scopo dell’individuazione ci impone di scoprire e poi imparare a vivere partendo dal nostro centro, nel pieno controllo dei nostri pro e contro. E questo non può verificarsi se ci limitiamo a recitare o a rispondere a qualunque finzione generale causata dai ruoli fissi.”.

Buona conclusione di Maggio.

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