Il Capricorno: il dio dal piede caprino

L’evento annuale del Solstizio d’inverno (dal latino solstĭtĭum, composto da sōl, «Sole», e sistĕre, «fermarsi»), in cui si registra il minimo assoluto in termini di luce e, quindi, il culmine dell’oscurità, rappresenta in chiave simbolica la morte apparente del Sole che, tuttavia, reca già in sé la promessa di rinascita e resurrezione in una nuova Primavera, dal momento che d’ora in avanti le giornate andranno progressivamente ad allungarsi e la forza del giorno inizierà a crescere fino a raggiungere l’apice al Solstizio d’estate.

Pertanto, il carattere sacrale del Solstizio, nel celebrare la speranza in quel Sol Invictus che sconfigge le tenebre, si lega alla simbologia di ciclicità dell’ordine naturale che fa da sfondo al soggiorno del Sole nel segno del Capricorno.

Saturno e Urano: la lotta tra Padre e Figlio

Decimo segno dello Zodiaco e ultimo della triade di Terra, il Capricorno è il domicilio notturno o yin di Saturno (Crono per i greci) e Urano, rispettivamente figlio e padre nel racconto mitologico. La conflittuale relazione filiale dei governatori del segno esprime il tema dell’archetipo del Padre che verrà esperito dai nativi nelle sue molteplici declinazioni: l’Autorità, la Responsabilità,  l’Auto-realizzazione, lo Stato e la Riforma.

La Teogonia di Esiodo narra che Urano, per timore di essere spodestato dai figli (i Titani) generati con Gea, impediva loro di vedere la luce gettandoli nelle viscere del Tartaro. Allora la sposa, decisa a mettere fine a quell’ignominia, armò il figlio Crono di una falce con la quale egli evirò il padre, detronizzandolo e assumendo il potere per poi subire la stessa sorte venendo spodestato per mano del figlio Zeus che finirà per diventare il sovrano indiscusso dell’Olimpo.

Quando Crono deciderà di vendicarsi contro il figlio inviando il mostro Tifone, il capricorno sarà la forma animale metà capra e metà pesce assunta dal dio Pan per sfuggire alla creatura che alla fine verrà sconfitta.  Il signore dell’Olimpo, per ringraziare Pan del suo aiuto nella lotta contro Tifone, deciderà di immortarlo nella costellazione del Capricorno.

Il Dio Cornuto

Pan fa parte della folta schiera delle Divinità cornute (si pensi anche al Fauno dei Romani o al Cernunnos dei Celti) cultuate sin dall’antichità e in diverse aree geografiche; essi erano strettamente connessi col potere generativo maschile e quindi con la sessualità e la fertilità. In origine, il segno distintivo delle corna – prima che nella recezione cristiana diventasse l’attributo per antonomasia del Diavolo – era un emblema di regalità.

Secondo l’antropologo James Frazer, il Re rappresentava la diretta manifestazione umana della divinità di cui esercitava le veci sulla terra veicolandone il potere di fertilità, al punto che egli – affinché fosse garantito il naturale processo di rigenerazione della terra – veniva sacrificato al termine del mandato per poi passare la “corona” a un successore che avrebbe inaugurato un nuovo ciclo.

Gli echi di questo tempi arcaici sembrano riflettersi nel ruolo di autorità che i nativi del Capricorno sono portati a rivestire in seno alla propria famiglia, sul posto di lavoro o nelle relazioni sociali. Infatti, proprio come quei sovrani di un remoto passato, il Capricorno è consapevole che il Potere non può essere acquisito per diritto di nascita come in Leone, né può essere sovvertito o pervertito come in Scorpione: il Potere può essere soltanto concesso in via temporanea ed esercitato con serietà, responsabilità e spirito di sacrificio in vece di un principio superiore.

Tra Terra e Acqua

Collegato all’età della maturità, in analogia a Saturno, signore del Tempo, il Capricorno non ama indugiare nella nostalgia di quel “piccolo mondo antico” mitizzato dall’opposto Cancro; preferisce piuttosto orientarsi verso la costruzione del futuro, concentrandosi su progetti solidi e ambiziosi che, con ogni probabilità, vedranno la luce nella seconda parte della vita, e alla quale si dedicherà in autonomia e autosufficienza, complice quel realismo saturnino, a tratti venato di cinismo, che suggerisce ai nativi del segno di non aspettarsi un aiuto gratuito dall’esterno.

Proprio come la capra, animale dei monti in grado di valicare i passi più impervi nell’istinto di raggiungere le più alte vette, così la proverbiale ambizione del segno spinge il Capricorno a puntare sempre verso l’alto nella vita. Non si tratta tuttavia di assecondare una visione ottimistica verso il meglio, considerato che qui Giove si trova in caduta in un terreno accidentato fatto di prove e duro lavoro. L’ambizione del Capricorno è piuttosto improntata a un sano realismo e, soprattutto, ispirata al principio della meritocrazia.

Il capricorno, animale mitico che nella sua ambivalenza formale partecipa di due mondi, quello terrestre e quello acquatico, si incarna nella volontà dei nativi del segno nel gestire e controllare tanto il mondo della materia quanto il mondo delle emozioni.  La Luna in esilio nelle gelide lande del segno, infatti, è alquanto restìa ad accogliere l’incognita e l’imprevedibilità del mondo delle emozioni che saranno vissute con diffidenza e “tenute a bada”, forse perché non siano d’ostacolo nella realizzazione dei propri obiettivi.

Marte, che nel fuoco del domicilio arietino è puro istinto e che può scontare l’assenza di direzione, nella solida terra del Capricorno trova la sua esaltazione dal momento che può essere incanalato in scopi realizzabili e dotato di resistenza e perseveranza nel perseguire le proprie mire. È altresì distante dal Marte cospiratore occulto che nel domicilio in Scorpione agiva nell’ombra. Il Capricorno è senz’altro incarnazione di una marzialità fredda e spietata, eppure è un combattente leale e onesto, indifferente alla corruzione delle lusinghe e che non teme di dichiarare guerra in campo aperto affrontando l’avversario senza essere mosso dalle emozioni.

Il Consiglio del Diavolo

Nei Tarocchi il decimo segno dello zodiaco è associato all’Arcano XV del Diavolo. Nel mazzo Rider Waite la Bestia presenta i classici attributi delle corna e dei piedi caprini e all’altezza della fronte è raffigurata l’immagine di un pentagramma rovesciato, simbolo del trionfo della materia sullo spirito. Tra i significati veicolati dall’arcano, sembra emergere un avvertimento sui limiti legati alla dipendenza da denaro, sesso o potere che possono rappresentare un blocco nel cammino verso quella realizzazione integrale simboleggiata dall’ultimo arcano del Mondo, associato proprio a Saturno.

Quello del Diavolo è un prezioso avvertimento che potrebbe essere indirizzato al Capricorno, il quale nella vita finisce spesso per sviluppare una dipendenza dalle risorse materiali ma anche un’eccessiva rigidità verso sé stesso e verso gli altri. La celebre testardaggine del segno che, da un lato, può rivelarsi una risorsa vincente nella realizzazione dei propri progetti, qualora si cementificasse in ottusità, assenza di empatia e sterile cinismo o nichilismo comporterebbe un ancoramento eccessivo al regno della materia e precluderebbe l’attraversamento della soglia iniziatica verso la conoscenza più profonda.

Il rischio del Capricorno potrebbe essere quello di ignorare la metà pesce della sua natura, simbolo di quell’anelito alla divinità interiore per la quale, tuttavia, occorre sacrificare qualcosa: abitudini, automatismi, ossessioni, vizi, e tutte quelle cose che  impedendo una realizzazione globale non solo terrena ma anche spirituale.

Saturno, nume tutelare dei nativi del Capricorno, è il grande Iniziatore. Sia nella sua posizione nel tema natale, sia attraverso i transiti del pianeta, egli ci presenta gli ostacoli e le prove da superare per permetterci una più profonda comprensione della vita stessa. Se, tuttavia, si resiste o si fugge alle prove della trasformazione, restando magari ancorati a un falso sistema di certezze e difese, Saturno si rivelerà il Grande Distruttore e, un po’ come avviene nell’arcano della Torre, non esiterà ad abbattere irrimediabilmente quella comfort zone non più utile al nostro progresso.

La sfida del Capricorno sarà dunque quella di comprendere che la realizzazione non è mai statica e che la dialettica tra gli opposti è parte integrante del ciclo della vita: il vecchio Re si sacrifica per passare la corona al nuovo reggente; il dio che ha detronizzato il padre viene, a sua volta, spodestato dal proprio figlio; il Sole che muore, rinasce invitto.


 

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