La Vergine: la saggezza della Prostituta Sacra

Il passaggio dall’Estate all’Autunno è una fase di transizione di cui facciamo esperienza ciclicamente. E l’ultimo mese d’Estate si situa in quella zona di confine utile ad effettuare un passaggio armonioso tra una stagione e l’altra.  Stiamo trascorrendo gli ultimi giorni di riposo e divertimento con minore esuberanza e una punta di serietà dettata dall’esigenza di organizzare e programmare attività e progetti con un’energia rinnovata, per prepararci all’arrivo imminente di un periodo più operoso.

La Vergine, segno mobile di Terra, è l’energia che domina l’atmosfera di questa momento di mietitura e semina.

Il sesto gradino evolutivo dello Zodiaco, infatti, si configura come una fase di transizione della coscienza. I cinque segni precedenti avevano posto l’accento sull’esperienza dei bisogni primari dell’individuo: essere, avere, comunicare, sentire e manifestarsi. Prima di entrare nel vero processo di socializzazione che avverrà in Bilancia, in Vergine avviene una sorta di pausa di riflessione in cui si passano al vaglio le esperienze vissute e si prende coscienza dei limiti e le potenzialità della materia, al fine di apportare correzioni volte al miglioramento.

Dike e il giusto ordine della Natura

Al fine di comprendere le basi su cui poggiano le manifestazioni più ricorrenti della Vergine, sarebbe opportuno partire dall’analisi della figura mitologica che è stata immortalata proprio nell’omonima costellazione: Astrea o altrimenti nota come Dike, dea della giustizia.

Dike, dea della Giustizia nel quadro di Pierre-Paul Prud’hon

 

Si narra che, durante l’Età dell’Oro, Dike era la dea che sollecitava gli uomini ad obbedire alle leggi della natura. Tuttavia, con la progressiva corruzione del genere umano, la dea iniziò a disprezzare l’umanità per i tanti crimini commessi e decise di abbandonare per sempre la Terra riunendosi in cielo col padre Zeus e trasformandosi così nella costellazione della Vergine.

Il tipo di giustizia incarnato da Dike – che è anche la guida etica e morale che orienta gli atteggiamenti, le credenze e le azioni della Vergine – non concerne, dunque, le corti giudiziarie né è indirizzata a disciplinare i rapporti tra gli esseri umani, affari che interesseranno invece la Bilancia. L’essenza di questa divinità è molto più legata alla Terra: essa è l’immagine dell’ordine intrinseco della Natura a cui gli esseri umani sono spinti ad adattarsi.

Seguire i cicli lunari per coltivare la terra, scegliere il luogo adatto in cui erigere un luogo sacro, aspettare la stagione più consona per intraprendere un’azione rimandano alla saggezza atavica per la quale ogni cosa ha il suo tempo e il suo posto, il suo ciclo e il suo valore.

Un’eco del disgusto di Dike è l’avversione che i nativi della Vergine provano nei confronti del disordine, del caos, dello spreco di tempo e di risorse, della superficialità. Da ciò deriva l’inclinazione alla ritualità, alla ponderazione dei pro e dei contro delle situazioni, alla pianificazione dei dettagli e delle procedure da seguire per giungere a un obiettivo: tutti atteggiamenti testimoni di una visione etica di fondo che anima i nativi del segno: la Giustizia DEVE essere ripristinata.

Il lato femmineo di Mercurio

La naturale tendenza degli uomini e delle donne della Vergine alla critica e al perfezionismo nasce da quella consapevolezza, a cui abbiamo accennato all’inizio, sulle limitazioni e le imperfezioni della realtà circostante. Le spiccate capacità di analisi e sintesi che coadiuvano l’osservazione dei nativi derivano dalla domiciliazione notturna di Mercurio che nel segno è anche in esaltazione e che, diversamente dal suo domicilio diurno in Gemelli,qui capace di manifestare un’intelligenza più profonda in grado di discriminare i dettagli e selezionarli secondo criteri di importanza e utilità, rendendo dunque i nativi del segno più concentrati, pragmatici e meno “leggeri” dei loro cugini gemellini, benché a volte pecchino di pedanteria e ipercriticismo.

Come aveva già messo in luce Oswald Wirth, il segno della Vergine è dominato dalla forma femminile di Hermes, il mercurio alchemico che è la vergine madre, ovvero il grembo fertile della materia che partorirà il figlio divino: Mercurio nella forma maschile.

Nei testi alchemici, l’aspetto muliebre di Mercurio viene spesso rappresentato dall’immagine della sirena o della melusina dalla coda di pesce, icone utilizzate nell’antichità anche per rappresentare la dea siriaca Atargatis, adorata come Virgo Caelestis a Cartagine associata a Urania e alla Luna.

 

Se nei Tarocchi siamo soliti associare il segno della Vergine all’arcano IX dell’Eremita, veicolante l’esigenza di ritiro dai rumori del mondo, riflessione intima, povertà (intesa come spoliazione del superfluo) e comprensione interiore più profonda – Oswald Wirth propone l’arcano III dell’Imperatrice come il tarocco che più manifesta le virtù virginee associate a quel mercurio femminile fertile e pregno: in questa prospettiva la Vergine e l’Imperatrice mettono entrambe in evidenza la libera e incontrollata gravidanza della natura.

Tarocco dell’Imperatrice

Vergini e Prostitute

L’associazione della Vergine a una divinità tipicamente lunare e orgiastica come Atargatis potrebbe destare un certo sconcerto, considerato che, (oltre al riferimento a Dike), il mito di riferimento del segno è quello di Demetra e del ratto di Persefone; inoltre, secondo il sistema tolemaico delle esaltazioni, la Luna e Venere in Vergine risulterebbero pianeti “in caduta”, le cui qualità non sarebbero pertanto pienamente espresse nel segno.

In realtà, la comprensione del segno della Vergine è stata – e continua ad essere – distorta a causa del fraintendimento del significato del termine italiano “vergine” che, nella società attuale, indica essenzialmente la condizione di chi non ha mai avuto rapporti sessuali. Di conseguenza, sono stati attribuiti al segno inappropriati tratti ontologici quali pudicizia, moralità puritana, inesperienza o indisposizione sessuale.

In origine, invece, il significato del termine riguardava solo indirettamente l’illibatezza fisica: in latino la virgo era una donna matura per il matrimonio mentre in Grecia parthenos faceva riferimento allo status di donna “non sposata”, fosse essa illibata o meno (dato che veniva applicato anche alle madri non sposate).

È illuminante come l’appellativo di “vergine” fosse stato conferito nell’antichità a varie divinità femminili in onore delle quali veniva praticata la prostituzione sacra come nel caso della già citata virgo caelestis Atargatis o della più famosa Dea Vergine, Artemide, che ad Efeso veniva raffigurata come una donna formosa dotata di centinaia di seni, caratteristiche di fertilità e sessualità. Come offerta votiva alla dea, le donne prima del matrimonio si prostituivano una notte al tempio a uno straniero. Si trattava di un rituale in cui la prostituta occasionale incarnava per una volta la Dea che, tramite l’unione sessuale, permetteva l’evoluzione spirituale del devoto al quale si concedeva.

Così l’archetipo della Prostituta coincideva paradossalmente con quello della Vergine.

L’Ombra di Afrodite

Sembrerebbe, dunque, che nella Vergine siano compresenti due archetipi che in origine rappresentavano un’unità e di cui l’aspetto afroditico – fertile e orgiastico – si è distaccato diventando il lato ombra non riconosciuto a vantaggio di quello più accettato e rassicurante della Kore Persefone o della saggia Dike.

Questa scissione può dar luogo a una tensione interiore che potrebbe riflettersi nella vita, per esempio, nel conflitto tra vita personale e professionale, matrimonio e indipendenza, materialismo e spiritualità, moralità e dissolutezza, conformità agli altri e lealtà interiore.

Nel tentativo di combattere e oltrepassare questa dualità di fondo, i nati del segno spesso finiscono per incarnare una polarità (la vergine), reprimendone l’altra (la prostituta), indulgendo in comportamenti pedanti e ossessivi che sottendono l’illusione di poter controllare situazioni e persone e rinunciando così all’esperienza della “penetrazione” che altro non è che trasformazione attraverso il cambiamento tanto temuto.

Come scrisse il poeta William Blake nelle Porte del Paradiso:

“Tutte le prostitute una volta son state vergini”


 

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