Giove in Capricorno: Dorothy e il regno di Oz

Dopo un anno di transito nel suo domicilio Sagittario, la sera del 2 dicembre 2019 Giove fa il suo ingresso nel segno di Capricorno, luogo in cui il Grande Benefico del Cielo ha la sua caduta.

Il Capricorno, segno Cardinale di Terra, è il domicilio di Saturno e viene collegato ad esperienze concrete, terrene. Questo perché l’elemento Terra è simbolo di tutto ciò che è pratico, tangibile, associato al reale contrapposto al mondo della fantasia nettuniana.

La cardinalità del segno mette in evidenza la determinazione nel raggiungimento degli obiettivi e l’ambizione. Tutto ciò rende il segno del Capricorno, il cui simbolo è una chimera metà capra e metà pesce, emblema di perseveranza, caratteristiche queste che verranno amplificate dall’ingresso di Giove nel segno.

Giove vi resterà fino al 19 Dicembre 2020, momento in cui farà il suo ingresso nell’Acquario.

Giove e Saturno immaginali

Giove e Saturno, dal punto di vista dello sviluppo psicologico, rappresentano due diverse soglie, sebbene per comodità essi possano essere accorpati in un’unica entità, quella della loro funzione “sociale”.

Nel percorso di sviluppo psicologico e spirituale, approdare a Giove significa giungere a comprendere, parola chiave del pianeta, che per crescere e svilupparsi oltre il proprio ego -che non verrà abbandonato, bensì arricchito- è necessario adottare un un set di principi e valori in cui riconoscersi senza per questo irrigidirsi e ritenere di possedere l’unica verità (rischio sempre connesso all’influenza gioviana).

Secondo la tavola delle corrispondenze classiche, Giove è associato alla latta e allo stagno, materiali noti per la loro malleabilità e nello stesso tempo resistenza.

Come specifica Deborah Houlding, la latta:

“purifica l’acqua, ha un aspetto argenteo che ben si presa ad essere simbolo della luce, e non ha un impatto corrosivo sulle altre sostanze. Queste virtù, e il fatto che sia facilmente lavorabile e decorabile, lo hanno reso una scelta privilegiata per tazze, piatti oltre che per manufatti religiosi.”.

Con Giove noi usciamo per la prima volta dai personalismi e dalle brame egoistiche per spingerci a comprendere valori e risorse che animano la società in cui viviamo. Per socializzare con gli altri è necessaria la conoscenza delle proprie credenze, magari date per scontate fino a quel momento, e imparare ad articolare pensieri e discorsi divenendo sempre più consapevoli anche di ciò che ci manca in termini di conoscenza.

Ed è così che Giove manifesta la sua bontà, alimentando l’ottimismo nella ricerca (“Chissà cosa c’è di bello dietro a quella collina”), dando le sue copiose benedizioni ogni qualvolta avviene la scoperta di nuovi modi di pensare e, se vogliamo, di nuove terre da esplorare come i Sagittario e i Pesci ben sanno.

Ecco spiegato in pochissime parole perché crescita, esplorazione, ampliamento, purezza sono caratteristiche attribuite a questo gigante.

La voce astrologica

Giove è la forza che dall’io si espande all’esterno, verso il “noi” attraverso la scoperta di un senso e una adesione a valori a cui si sarà fedeli non perché obbligati, ma perché gli si sarà attribuito un valore. Il rovescio della medaglia è che questo valore, animato dal temperamento sanguigno collegato al pianeta, può delle volte sfociare nel fanatismo e nella visione unilaterale.

La crescita dell’io, estasiata e colma di sicurezza per le infinite risorse a disposizione, è un processo che in questo modo non avrebbe mai fine. Giove è infatti la crescita inarrestabile della natura che non conosce limite (come avviene nel Cancro e nel Toro, segni in cui il pianeta, a seconda dei sistemi di riferimento, ha le sue esaltazioni) perché, scampato il rischio di infanticidio del mito, sa che anche la sorte peggiore può essere scongiurata.

Alt.

Faccio un passo indietro in modo da trasmettere al meglio delle mie possibilità questo passaggio. Lo farò riferendomi al mito greco/romano, collettore di simboli. In questo modo sarà chiaro come il suo transito in Capricorno porti a galla temi universali.

Immaginati nei panni di Giove.

Il mito racconta che Saturno/Crono, padre di Giove, lo avrebbe divorato alla nascita come tutti gli altri fratelli se non fosse stato per la madre Rea che, sottratto con l’inganno, lo condusse e nascose su un’isola, in una grotta nel cuore dei monti, e lo diede in affidamento alla capra Amaltea (interessante che si tratti di una capra, vero?).

Non saresti anche tu piena di ottimismo e grata verso la creazione? E come potresti sviluppare odio e rancore essendoti alimentato dalla cornucopia dalle infinite risorse? Ed ecco che Giove/Zeus, una volta adulto, depone il padre Saturno/Crono senza spargimento di sangue (al massimo possiamo parlare di una quantità considerevole di vomito) e lo relega ai confini del mondo nel Tartaro.

Ed ecco come questi due simboli, interdipendenti, rappresentano astrologicamente due funzioni complementari. Saturno, terrorizzato dalla profezia del dover subire la stessa sorte che lui ha riservato al padre Urano, crea le condizioni affinché la profezia si realizzi. E Giove non avrebbe probabilmente potuto ambire allo status di Re degli Dei se il terrore di Saturno non ci fosse stato.

Saturno, esiliato e solo nel freddo, è simbolo della “restrizione” e astrologicamente fa da contro-altare al principio espansivo di Giove.

Con Saturno ci poniamo davanti alla soglia suprema, quella del limite invalicabile e la cui legge è definitiva. Giove ci spinge ad osare sempre un po’ di più, andando un passettino oltre.

Espansione e restrizione.
Crescita e decrescita.

Fede cieca e realtà.

Ecco gli ingredienti di questo ingresso planetario.

Giove, Saturno, Plutone e Dorothy nel regno di Oz

C’è un grosso pregiudizio su Giove e questo ha a che fare appunto con ciò che normalmente si intende per “benefico” vedendo questo aggettivo come qualcosa che deve produrre per forza di cose benessere, ricchezza e gioia (tutti attributi di Giove). In sanscrito Giove, come ho già avuto modo di scrivere in altri articoli, è chiamato Guru, “maestro” e secondo gli insegnamenti dell’astrologia vedica rappresenta il dharma, la legge evolutiva della nostra natura interiore che ci conduce all’auto-realizzazione mentre Saturno, guida severa e implacabile, lo è del karma.

Come scrive David Frawley:

“Come Giove indica il processo di espansione e creazione, Saturno porta contrazione e distruzione. Mentre Giove è il grande pianeta che afferma, Saturno è quello che nega.”

Ed è per questo che l’ingresso di Giove in un segno in cui non è proprio a suo agio come il Capricorno crea qualche timore.

La bella notizia è che la natura di contrazione/restrizione del Capricorno alcune volte si rivela un ottimo farmaco per attenuare l’eccesso di ottimismo che Giove smuove, attraverso l’ampliamento indiscriminato e nel dar speranza di riuscita anche a quello che in realtà sarebbe utile venisse abbandonato. Lo abbiamo visto nel transito di Giove in Sagittario in quadratura a Nettuno, in misura più o meno intensa a seconda della struttura del tema natale di ognuno: ritorni di fiamma in storie ormai cadaveriche, innamoramenti platonici, ripresa di collaborazioni con persone dalla mission distante anni luce dalla propria, insight potenti su progetti infattibili. Il tutto condito dall’irrequieto Urano che nel Toro spinge per trovare un nuovo assetto a nuovi equilibri.

Ed è qui che l’ingresso di Giove in Capricorno porterà un nuovo equilibrio.

[Se vuoi leggere un articolo di un po’ di tempo fa che tratta anche della quadratura tra Giove Sagittario e Nettuno Pesci, lo trovi a questo link]

Il beneficio derivante da Giove è quello connesso alla possibilità di crescere in consapevolezza e di farlo nella certezza che alla fine, per quanto qualcosa possa sembrare sfidante, progredirà in positivo. Ed è quello che possiamo definire fiducia nel processo (di crescita, di espansione, di maturazione). Giove anche nelle intemperie aiuta a sviluppare fede e devozione, termini che non hanno niente a che vedere con l’ipotesi dell’esistenza di un dio. Questo si tradurrà, per il suo transito nel Capricorno, nella consapevolezza della necessità di allineare i sogni e le aspirazioni a dei progetti concreti sviluppando una saggia cautela nell’utilizzo delle risorse. Il transito nel Sagittario, infatti, a causa della quadratura con Nettuno ha portato allo scoperto la non sostenibilità di alcune scelte: la presa di consapevolezza ha riguardato soprattutto l’abuso del pianeta Terra.

Nel Capricorno siamo nel regno indiscusso di Saturno, pianeta collegato ad esperienze di privazione e contrazione, e in questo segno Giove ha difficoltà ad esprimere al massimo le sue caratteristiche di esaltazione, amplificazione, ottimismo, creazione di opportunità ed è per questo motivo che si parla di caduta: dall’altra parte abbiamo il segno del Cancro, luogo maggiormente congeniale e in cui Giove si esalta. Non si tratta per forza di cose di “un male”, come ho espresso più sopra, dato che in realtà questo ingresso, supportato dal resto del Cielo, ha le carte in regola per permettere una concretizzazione di sogni e progetti.

Giove in Capricorno amplificherà i temi connessi alla creazione di strutture resistenti basate su valori condivisi, ma avrà un effetto anche nell’amplificare ambizioni, sete di potere, ricerca di sicurezza materiale dato che andrà ad amplificare quello che Plutone sta già smuovendo da tempo nel segno.

Da un punto di vista più personale esso corrisponde ad una attiva ricerca di ciò che si è sentito assente nel corso del transito nel Sagittario. L’effetto amplificante delle aspirazioni sagittariane, infatti, può aver portato allo scoperto anche alcuni vuoti che potranno essere colmati attraverso l’ideazione di progetti meno egoistici e più sociali.

A seconda del percorso psicologico e spirituale di ognuno, il transito di Giove in Capricorno di questo 2020 può essere visto come uno snodo importante e, sapendo cavalcare bene il cavallo (o il caprone… de gustibus) è possibile anche arrivare a comprendere alcune dinamiche della propria vita e ad affrontarle con realismo, responsabilità, imparando dalle esperienze. Giove, oltre che maestro e insegnante, è anche il Pellegrino, colui/colei che si allontana, più o meno consapevolmente da casa per cercare nuove terre e conoscenza. Questo allontanamento delle volte può essere forzato, come è capitato a Dorothy del libro “Il mago di Oz”, rapita da un tornado (da una spirale karmica), e che in quel magico regno ha potuto avanzare nel suo percorso evolutivo.

– THE WIZARD OF OZ -, 1939, by Victor Fleming. RAY BOLGER, JACK HALEY, JUDY GARLAND and BERT LAHR © Interfoto / Grazianeri

Non farti ingannare dal fatto che si tratti di una storia per bambini: come scrive Elémire Zolla, il fatto di aver nascosto alcuni importanti insegnamenti iniziatici nelle favole e fiabe è una scelta ben precisa:

“Si ricorre all’occultamento del sacro sotto cenciosi, impolverati ammanti perché null’altro consente altrettanto bene di sfuggire alla profanazione. E questa la formula che ne garantisce la conservazione più sicura, ne affida la custodia alle vecchie e ai bambini. Trucco meraviglioso perché massimo ostacolo a una comprensione reale e operativa della sapienza trascendente e dunque ostacolo principale dinanzi all’entrata nel regno degli archetipi è la superbia intellettuale. Mai il superbo si chinerà a scrutare con amore una realtà dimessa e nemmeno giungerà mai a sospettare che essa possa essere deliberata, come l’abbigliamento da pitocco del califfo Harun ar-Rashíd nelle Mille e una notte.”

Tornando all’orfana Dorothy, i suoi compagni di viaggio sono stati anche i suoi insegnanti che, mentre erano alla ricerca di un completamento, le hanno mostrato la necessità di sviluppare il coraggio (il leone) come antidoto all’immobilità e all’indecisione, la devozione (l’uomo di latta… e sì, non è un caso fosse di latta) come antidoto alle cosiddette emozioni congelate e l’intelligenza (lo spaventapasseri) come antidoto al pensiero non-creativo.

Ed è sulle mancanze che Giove in Capricorno andrà a premere l’acceleratore.

Ti farà vedere dove manca calore ed acqua nella tua esistenza.
Ed è attorno a quel vuoto che potrà esserci promessa di pienezza.

Non si tratta di un transito brutto.
E nemmeno sfigato.

Si tratta di un tratto di strada necessario per costruire la propria via,  scoprire le proprie risorse scontrandosi anche con la severità della vita di tutti i giorni, con la consapevolezza che non esistono trattamenti di favore per nessuno: siamo tutti sulla stessa barca.

LIBRO CONSIGLIATO: “Il meraviglioso regno di Oz” di Frank Baum

 

 



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