Le immagini del Cielo e i simboli sabiani

L’utilizzo di immagini in astrologia non è qualcosa di nuovo, anzi. Si tratta, quasi quasi, dell’origine dell’astrologia stessa. Il pensiero simbolico, ancor prima di diventare linguaggio verbale, è infatti intriso di immagini pre-verbali che evocano sensazioni, ricordi e pensieri.

Questo è il caso delle immagini dell’oracolo sabiano (i gradi sabiani), ovvero la serie di 360 immagini/simboli associati a tutti i gradi dello Zodiaco. Si tratta di un livello di interpretazione “immaginale”, meramente basato sull’evocazione di un’immagine, che ha le sue origini in epoca non moderna e che ci permette di osservare il tema natale ad una diversa profondità.

Per quanto mi riguarda, dopo anni di utilizzo di diverse serie di immagini dei gradi (come vedremo nell’articolo, la serie di immagini di Dane Rudhyar non è l’unica, ma si inserisce all’interno di una lunga tradizione) posso affermare che, con le dovute precauzioni, leggere il tema natale anche attraverso questo tipo di immagini permette di avere elementi in più, specie se vengono colte le rappresentazioni più intime e personali come quelle associate agli angoli del Cielo (Ascendente, Discendente, Fondo Cielo, Medio Cielo) potendo, in questo modo, arrivare addirittura alla scoperta dell’ora precisa di nascita.

Dane Rudhyar stesso è arrivato a correggere il suo orario di nascita di un quarto d’ora utilizzando, accanto a tecniche più sofisticate, l’emersione delle immagini sabiane dei 4 angoli facendo così slittare l’ascendente dal 18° grado del Sagittario al 14°.

Ma come nasce la pratica di attribuire le immagini alle stelle e alla suddivisione del percorso solare?

Un Cielo fatto di immagini

La costellazione, ovvero il raggruppamento arbitrario di stelle assume, agli occhi dell’osservatore, una determinata forma: questa è la base della pratica immaginale astrologica che collega sopra e sotto manifestando, per citare la tavola di Smeraldo, l’emersione dell’unicità. Come ho già avuto modo di esprimere anche in precedenti articoli:

“l’immaginale non è il mondo della fantasia irreale abitato dai fantasmi dei nostri desideri: nella concezione di Corbin e dei suoi epigoni l’immaginale è un vero e proprio mondo intermedio, simbolo sia della realtà sensibile (sottile) che precede che della realtà intellegibile che imita. È mondo intermedio percepibile non con i sensi ordinari, ma attraverso l’uso dell’Immaginazione Creatrice (imaginatio), facoltà quest’ultima che potrà essere allenata e di cui ha fatto ampio uso anche Carl Gustav Jung attraverso lo strumento dell’Immaginazione Attiva.”.

L’astrologia è una pratica immaginale e questo significa che le immagini e i simboli sono —come sono sempre state— in primissimo piano e possono essere utilizzati, accanto al calcolo e alla pratica vera e propria, come strumento di meditazione e immaginazione per afferrare un significato più sottile. Spesso si tende a dimenticare che il Cielo dell’astrologo, a differenza di quello astronomico, è popolato di animali, divinità, muse e ninfe. Lo Zodiaco, ovvero il cammino del Sole nel corso dei dei 365 giorni dell’anno, può essere diviso in 12 settori di 30 gradi (i 12 segni zodiacali: Ariete, Toro, Gemelli…) e questi segni avevano (all’origine) le 12 costellazioni sullo sfondo. Sono state quindi le costellazioni ad essere diventate schermo proiettivo dell’immaginazione umana, portando le esperienze umane terrestri in Cielo e creando il primo collegamento tra sotto e sopra (e viceversa).

Quella a 12 non è di certo l’unica suddivisione e nemmeno l’unica interpretazione possibile del corpo stellato della dea Nut. Infatti già a partire dal 2800 a.C. nel Cielo egiziano erano state individuate 36 stelle (circondate da stelle di minor intensità) ognuna delle quali sorgeva all’orizzonte a distanza di dieci giorni l’una dall’altra e scandiva la divisione dell’anno. Ed è stato naturale che i sacerdoti-astronomi dell’epoca siano poi arrivati ad attribuire, a queste sezioni di Cielo, 36 divinità differenti da tributare (e per le quali creare talismani ed amuleti) in quei giorni. Con la suddivisione del Cielo in 36, e l’attribuzione di immagini divine —e pianeti— ad ogni segmento, abbiamo la formazione dei decani, segmenti di 10 gradi (e quindi abbiamo tre decani per ogni segno) di cui troviamo traccia anche nei “Libri Sublimi dell’Iniziazione” di Ermete Trismegisto.

È evidente che quello che sta prendendo forma da questa disamina è un Cielo pieno di immagini e sono state proprio queste immagini ad essere la base di meditazioni e lavori interiori per gli astrologi (e filosofi) del passato. L’immaginazione, che non è il mero fantasticare, è la base del processo trasmutativo della psiche (Anima) e proprio per favorire questa attività, assieme al loro utilizzo talismanico, sono state pensate le immagini astrologiche. Tra queste anche i simboli sabiani, ovvero l’attribuzione di immagini ad ogni grado dello Zodiaco.

La suddivisione del Cielo in 360 gradi

Accanto alle immagini associate ai segni zodiacali e ai decani abbiamo quindi, nel corso della storia, anche un’attribuzione di immagini, colori e pianeti per ogni singolo grado zodiacale (le monomoirie, v. trattazione di Vettio Valente, 160 d.C.). E quindi, per rispondere alla prima domanda che potrebbe essere sorta sulla storicità di questa pratica: no, Dane Rudhyar e Marc Edmund Jones non sono stati i primi a fare un tentativo in tale senso anche se a Rudhyar si deve il merito di aver re-interpretato i simboli rendendoli più attuali.

I documenti più antichi che abbiamo, e che fonti alla mano testimoniano l’utilizzo di 360 immagini, risalgono addirittura ad un esponente della famiglia dei Ibn Ezra, famiglia astrologi per generazioni, attorno all’anno 1000, anche se poi dovremo attendere il 1500 prima che venga dato alle stampe un testo che sarà poi, nei secoli successivi, ristampato e nominato “Calendario Tebano egizio”.

E abbiamo così, ad esempio, che il primo decano dell’Ariete è proprio del genio Asiccan, e riporta la seguente descrizione:

“Spirito planetario di Marte, presagisce carattere audace, disprezzo per gli ostacoli, alterigia e ostinazione”

e in cui il grado 1 riporta il seguente “geroglifico”:

“Un uomo che tiene con la destra una falce e con la sinistra una fronda.”.

In epoca moderna, oltre a Dane Rudhyar, abbiamo diversi tentativi di attribuzione di immagini risalenti a diverse fonti:

  • Robert Fludd (1574-1637) classifica i gradi per categorie (chiaro, scuro, maschile, femminile, virtù, vizio);
  • Charubel (John Thomas, 1826-1908) pubblica i suoi gradi su “Astrologer’s Magazine” di Alan Leo;
  • Sepharial (1864-1929) riprende “La Volosfera” di Antonio Borelli per la pubblicazione di una serie di immagini divenute poi famose;
  • Isidore Kozminsky (n. 1870) pubblica “Zodiacal Symbology and its Planetary Power” nei primi anni del 1900;
  • Charles E. O. Carter (1887-1968), co-fondatore della FAS di Londra associa i gradi dello zodiaco ad alcuni tratti caratteriali;
  • Janduz (Jeanne Duzea, astrologa francese) nel 1930 pubblica la sua re-interpretazione della Volosfera di Borelli, “Les 360 degrés du Zodiaque”, apportando alcune modifiche sulla base delle influenze siderali e della Cabala;
  • Ada Muir, astrologa inglese, pubblica nel 1967 “The Degrees of the Zodiac Analyzed”;
  • Adriano Carelli (Andrè L’Eclair) pubblica “I 360 gradi dello Zodiaco”, una reinterpretazione dei gradi di Pietro d’Abano, del calendario tebano e di Charubel.

I gradi sabiani secondo Dane Rudhyar

Dane Rudhyar è stato un astrologo francese estremamente eccentrico: oltre che astrologo era infatti un compositore, un pittore e un poeta. Era un vero e proprio “uomo rinascimentale” o, come si direbbe oggi, una personalità multipotenziale.

(Se non sai cosa si intende con multipotenziale ti rimando a questo interessante TEDTalk)

Egli è stato uno degli iniziatori dell’astrologia moderna umanistica ed è stato anche uno dei più convinti sostenitori dell’utilizzo della serie di immagini oracolari (i simboli sabiani, appunto) ottenute in “chiaroveggenza” dalla sensitiva statunitense Elsie Wheeler in collaborazione con l’astrologo Marc Edmund Jones.

Si tratta quindi di immagini casuali, frutto di una arbitraria attribuzione moderna?

A tal riguardo credo sia utile riportare direttamente il pensiero di Dane Rudhyar e quanto scrive a riguardo in uno dei suoi testi, “Il Ciclo delle Trasformazioni” (Astrolabio), rimandando il lettore al testo completo per eventuali approfondimenti.

«Il Grado non è pura suddivisione del segno zodiacale o dell’intero zodiaco. Ha significato per sé, come elemento astrologico, e si pone ad un livello altamente significativo (sebbene poco compreso). Il Grado è l’elemento astrologico più misterioso, vera chiave per ogni profonda interpretazione. Infatti nel grado vengono a una sintesi i due movimenti della terra – e simbolicamente i due grandi principi di tutta la vita: collettivo e individuale, universale e particolare. Nel Grado possiamo vedere l’operare del creativo in una personalità individuale, o in una situazione particolare.

Trascurando il divario temporale e numerico esistente fra i 365 giorni e i 360 gradi, vediamo che il Grado è lo spazio coperto dalla Terra nella sua rivoluzione orbitale mentre effettua una completa rotazione assiale. Il Grado è dunque la proiezione nello spazio di una unità di tempo, il giorno. Nel grado si integrano i valori temporali e i valori spaziali, e si combinano i due movimenti della Terra. Ogni completa rotazione assiale distribuisce su tutta la Terra qualche fase della funzione vitale relativa al segno zodiacale (o segmento dell’orbita terrestre) in cui avviene questa rotazione particolare. Poiché la Terra si muove sulla propria orbita mentre ruota intorno al proprio asse, ci può essere soltanto un numero limitato di rotazioni assiali all’interno della rivoluzione annuale intorno al Sole. Ciascuna rotazione genera in tal modo, a livello orbitale, un grado. (…) Il Grado partecipa dunque di due nature: esso è un elemento orbitale determinato dalla rotazione assiale e pertanto deve significare quel fattore vitale che “riconcilia gli opposti”.

(…) Nel giorno vediamo operare in successione tutte le fasi di coscienza, dallo stato di veglia al sonno più profondo. Tutti gli stadi sono teoricamente presenti, dalla chiarezza della coscienza alle profondità dell’inconscio. Ma se un giorno è un ciclo basilare dell’essere, ci deve essere qualcosa capace di integrare tutti questi stadi, una funzione di relazione tra conscio e inconscio. Questa funzione si manifesta in vari modi; principalmente, da una parte, nei sogni, dall’altra nella fantasia creativa. Nei primi predomina l’inconscio, nell’altra il conscio. Ma in entrambi casi noi troviamo all’opera un processo che lega e integra, e tale processo si manifesta attraverso la proiezione di immagini, che sono simboli.

I sogni, o le più grandi ispirazioni del genio, sono allo stesso modo prodotti di un processo integrante che crea un legame tra conscio e inconscio. In un certo senso sono spesso condizionati, per quanto riguarda la forma, dallo stato della coscienza – come il grado è condizionato dalla rotazione assiale della Terra- ma l’energia di cui sono dotati proviene dall’inconscio. Il grado è una parte dello zodiaco.

Si potrebbe dire, ad esempio, che il pianeta Urano (e in un altro modo anche Giove) sia il simbolo di questa attività dell’inconscio in rapporto alla coscienza, ma ciò che rappresenta un pianeta è pura attività. Il pianeta per se stesso non rivela se l’individuo estragga o no dall’attività “il gioiello del significato” e neppure indica la qualità particolare del significato che l’individuo, nel migliore dei casi, potrebbe trarre dal compimento di questa attività, vale a dire la natura del “gioiello del significato”.

Ciò che si vede nel Grado è la qualità archetipica di qualunque cosa avvenga all’interno dei suoi confini; la personalità potenziale di qualunque manifestazione vitale ivi focalizzata. Lo zodiaco, considerato una serie ciclica completa di gradi, diviene molto più di una rappresentazione di energie collettive. Diviene il grembo universale di significati.

Diviene il Tempo nel senso più elevato: una serie ciclica di momenti creativi che sono “pregni di anime”, ciascuno dei quali libera una qualità che diventa una monade di ogni entità che raggiunga un’esistenza indipendente in quel momento. Il Tempo, in questa rappresentazione, diviene identico al grande concetto cinese di Tao. I gradi sono unità di tempo creativo. E si rivelano i confini dei grandi momenti creativi degli esseri umani su questa terra. (…)

Da quanto è stato detto si potrà capire che la realtà del grado, essendo di natura trascendente, può essere considerata e studiata soltanto in termini di una particolare rappresentazione simbolica.

Ogni grado dello zodiaco deve quindi rappresentare un simbolo, e questo simbolo rivelerà il significato –la personalità potenziale– di qualunque elemento astrologico si trovi in questo grado sia esso un pianeta, una cuspide, o qualsiasi altro punto astratto.

Come si possono percepire o visualizzare questi simboli?

Non è facile rispondere. Per percepire simboli che sono “pregni di significato” si deve essere dotati di una facoltà di percezione spirituale e anche della capacità di rendere le immagini visualizzate esplicite e auto-rivelanti. Il termine “chiaroveggenza” non è tanto chiarificante, ma lo dobbiamo usare in questo contesto. Lo spazio ci impedisce di spiegare a quale tipo di chiaroveggenza ci stiamo riferendo, ma essa è chiaramente più vicina alla vera intuizione che ai puri doni “psichici”. (…) ».

 

 

 

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